di Rina Di Giorgio Cavaliere
E’
possibile ricostruire la realtà del passato in modo palpitante, anche se secoli
ci separano da essa. Un incontro personale con l’uomo che vive i bisogni
fondamentali dell’esistenza per quanto concerne l’aspetto materiale (nutrirsi,
coprirsi, abitare) e sotto il profilo sociale (organizzarsi in comunità,
stabilire le norme) e spirituale (ricerca della divinità, rapporto con la vita
dopo la morte). Il presente è uno dei mondi possibili rispetto al passato; ogni
situazione storica ha delle cause relative alla mentalità, alla cultura, alla
situazione geopolitica, ai livelli tecnologici dell’epoca presa in esame, come
per l’innovazione costruttiva dell’arco a sesto acuto nel medioevo. Questo consentì la realizzazione di
costruzioni molto alte, utilizzanti strutture in legno e in pietra assai
sottili. Il suo primo impiego sembra sia stato individuato nella chiesa
abbaziale di San Dionigi vicino a Parigi, la cui edificazione fu iniziata nel
1140; seguirono le cattedrali di Parigi, Chartres, Laon, Bougers, Beauvais,
Reims e Amiens. La cattedrale era in molte città l’edificio più alto
dell’agglomerato urbano, scorto per primo dal viaggiatore che vi si dirigeva; serviva
non solo ai fini del culto, ma doveva far fronte anche ad altre necessità,
perché i cittadini vi si ritrovavano per pregare, discutere degli affari della
comunità e perfino mangiare.
Andando
a ritroso nel tempo, c’è da dire che il diffondersi dell’uso della leva, già in
tempi antichissimi, aveva reso possibile sollevare blocchi pesanti per
edificare strutture complesse, consistenti in due pietre verticali recanti una
terza posta come architrave (trilite). I romani utilizzarono le conoscenze
relative alle costruzioni ad arco in modo esteso durante il periodo imperiale
nell’edificazioni delle grandi volte a cupole in mattoni e calcestruzzo. Ne avevano
appreso la tecnica dagli etruschi, che a loro volta l’avevano acquisita forse
dai popoli dell’oriente. Dai Greci, inoltre, derivarono la tecnica delle costruzioni con
pilastri e architravi, che utilizzarono nelle loro grandiose realizzazioni di
templi ed edifici pubblici.
Conoscere e apprezzare i differenti modi con cui l’uomo, nei diversi
tempi e luoghi, ha affrontato e risolto i problemi della vita aiutano a
superare la visione egocentrica, che ritiene se stessi e i propri modelli di
vita e società gli unici possibili e validi. Nell’universo oggi noto, il
livello raggiunto delle capacità intellettuali umane è altissimo; la ricerca e
la creatività superano nel tempo ostacoli e toccano via via mete insperate. Al
Consumer Electronics Show di Las Vegas del 2019 le idee più interessanti
rispondevano a una domanda specifica: la tecnologia può davvero migliorare la
nostra vita? La risposta è sì a patto che l’intelligenza artificiale diventi
davvero intelligente e ciò dipende da noi. Come dice lo scrittore Teilhard de
Chardin, il futuro del processo evolutivo dell’umanità non è affidato alla sola
razionalità, quanto piuttosto a un’elevazione qualitativa delle relazioni
affettive interumane. L’attualità del suo pensiero è sorprendente, se si
considera che la corsa al profitto, la paura di perdere, la falsa credenza
della comprabilità di ogni cosa fanno prevalere la relazione del fare,
dell’avere e dell’apparire, a scapito di quelle che permettono presenti e
futuri equilibri.

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