IL VALORE AGGIUNTO DEL PREMIO “STEFANO CAVALIERE

E’ giunto alla 14ª edizione il “Premio Stefano Cavaliere”, dopo la pausa imposta dal Covid. La manifestazione celebrativa del 23 maggio 2023 presso il Teatro Comunale di Sant’Agata di P. (FG) è stata organizzata dall’Unitre - Università delle Tre Età - “Unione dei Comuni dei 5 Reali Siti” e dalla locale Associazione Turistica Pro Loco “P. Donofrio” con il patrocinio del Comune di Sant’Agata di Puglia e la partecipazione dell’Istituto scolastico “Pier Giorgio Frassati” di Sant’Agata di Puglia con i suoi studenti. La manifestazione intenzionalmente è stata indetta nella giornata nazionale per la “Legalità”, per ricordare alle future generazioni e alla comunità il sacrificio delle vittime innocenti di mafia.

Il presidente della Pro Loco Gerardo Lionetti ha ben introdotto gli indirizzi di saluto del sindaco Pietro Bove, del presidente dell’Unitre “Unione dei Comuni dei 5 Reali Siti” rag. Annito Di Pietro e della dirigente scolastica dell’Istituto Martin Luter King di Accadia prof.ssa Roberta Saccinto. L’evento è stato impreziosito dalle relazioni sul tema della legalità presentate dall’avv. Pippo Agnusdei, Tesoriere del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati - Tribunale di Foggia - e dall’avv. Diego Petroni, Vicepresidente della Camera Penale di Capitanata - Tribunale di Foggia.

L’avv. Gerardo Antonio Cavaliere ha illustrato la figura politica e umana dell’on. Stefano Cavaliere, mentre l’avv. Gianluca Guastamacchio si è soffermato sul lavoro svolto dagli alunni e sui relativi approfondimenti.  Il prof. Giuseppe Maruotti ha coordinato gli studenti nelle varie fasi didattiche dello svolgimento sul tema proposto. Sono risultati meritevoli gli alunni: Antonio Contillo e Damiano Ilenia al terzo posto ex aequo, Gabriel Guida e Saracino Nicola al secondo ex aequo e Gaetano Benedetto al primo.

In una realtà interculturale, quale è oggi quella della scuola, sempre più spesso gli insegnanti si trovano ad avere di fronte ragazzi di culture diverse; si pongono dunque delicati problemi di rispetto delle coscienze e libertà nella manifestazione del pensiero. Per queste ragioni è’ importante accendere una spia di attenzione su come si fa informazione e formazione, su come si conosce, si usa e si interpretano i documenti storici e la memoria che da questi scaturisce, su come avviene l’innovazione necessaria, quali obiettivi essa si propone in termini di diritti politici, economici e sociali di tutti i cittadini. Inoltre su come vengono comunicati da parte di chi insegna e di chi in altro modo e luogo o con altri mezzi, svolge la professione di operatore culturale e informatore nella società. Il “Premio Stefano Cavaliere” da anni segue un percorso didattico educativo che, sulla base di un’attenta analisi dei bisogni sociali, mira a favorire la maturazione individuale e collettiva attraverso la cultura dei valori civili e l’acquisizione dei diritti di cittadinanza, innanzitutto per le nuove generazioni.

La società italiana è impegnata nel contrastare la violenza in tutte le sue forme con la presa di coscienza da parte della scuola, delle famiglie e delle istituzioni che operano sul territorio e nella denuncia, che richiede conoscenze, radicamento e studio della problematica. Queste fasi hanno come presupposto la finalità prioritaria della formazione alla cittadinanza e dell’educazione alla legalità riferite alla particolarità del territorio. Solo la formazione alla cittadinanza sia che si parli di violenza, di organizzazione malavitose o di disagio minorile è in grado di salvaguardare la specificità del contesto, collocandola nella dimensione individuale e collettiva, che così intesa ha come obiettivo la responsabilità del cittadino non per virtù etiche e naturali, ma perché consapevole e formato a studiare e a conoscere la realtà in cui vive.

Fatti grandiosamente tragici e la risonanza che assumono nella coscienza individuale e in quella collettiva possono facilmente far perdere il senso dell’educazione quotidiana, della pedagogia delle piccole cose; senso con il quale noi dobbiamo costantemente fare i conti, perché l’educazione dell’uomo non può subire eccessivi scossoni o rapide accelerazioni. Diceva Rousseau che il buon educatore sa perdere tempo per guadagnare. Cogliamo paradossalmente l’opportunità che ci offrono per non cadere nella retorica, ma trovare nel nostro progetto educativo spazi e tempi per parlare tra soggetti educanti, docenti e alunni al fine di richiamare al senso dell’amore per il prossimo, alla determinazione degli uomini di buona volontà nel perseguire il bene ed il vero nonostante tutto.

Il riconoscimento della politicità della scuola e della necessità di dedicare tempo e impegno all’educazione alla legalità nell’organizzazione della vita familiare, scolastica, negli insegnamenti e nei dibattiti, non vuol essere la svalutazione e il rifiuto di altri aspetti della persona umana. La scuola attua il suo impegno attraverso l’offerta di conoscenze di problemi, di criteri e di fatti, di metodologie per la valutazione critica, nonché attraverso un concreto esercizio di organizzazione democratica al suo interno, di ricerca e dialogo per illuminare le esperienze politiche e per motivare a compiere scelte consapevoli.

L’attenzione dell’educatore può e deve spingersi ben al di là se vuole rispondere alla domanda sociale di un’educazione integrata, armonica, gerarchica e simultanea. Ogni studente deve essere rispettato, aiutato a trovare i fondamenti delle sue convinzioni, a confrontarsi con altri, ivi compreso l’insegnante, in occasione di ricerche e dibattiti, senza timore per le valutazioni e le scelte che farà. I genitori, infatti, non chiedono soltanto un pezzo di carta che permetta l’inserimento nel mondo del lavoro; essi, e con loro la società tutta, vogliono che dalla scuola escano uomini capaci di vivere in pienezza di responsabilità nel proprio tempo. Ciò significa che, in armonia con l’educazione intellettuale, e qui parlo delle leggi: (assimilazione critica dei saperi) non vanno dimenticati tutti gli altri aspetti della personalità: quello morale, sociale, affettivo, politico e filosofico.

Il discorso sulla dignità, i diritti, l'educazione, la formazione e l'esperienza dell'alterità è così evidente che, di solito, dovremmo ragionare al plurale: un'educazione e formazione delle coscienze alla dimensione collettiva dell'esistenza, realizzando un impegno pedagogico che diventa Paideia, poiché solo l'uomo superficiale diviene insensibile alla miseria della vita altrui e si chiude nel piccolo cerchio delle proprie sofferenze. Langer, nella lettera "Caro San Cristofaro", rivelava il suo sogno: vivere e lottare per ridisegnare le condizioni di una possibile convivenza dell'umanità liberata, vale a dire ricca della pluralità d'uomini alla ricerca di legami espressivi, di scambi reciproci, di fini comuni e condivisi. Dobbiamo socraticamente considerare l'uomo non soltanto abitante di una terra, ma individuo portatore di una scintilla del Divino, che tende a progredire nella scoperta di una verità non rivelata, forse non raggiungibile che stimola la conoscenza, tanto da delineare la grande avventura dell'umanità come ascesa d'alta spiritualità.

 Rina Di Giorgio Cavaliere

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