di Rina Di Giorgio Cavaliere
E’ in continuo aumento il numero degli
italiani, i quali decidono di stabilirsi in paesi stranieri, la maggior parte
in Inghilterra(Dossier Idossul 2014 – Dossier statistico immigrazione 2015).
Tale fenomeno storico e sociale sta modificando fortemente il nostro modo di
vivere e di comunicare: dalla tradizionale e-mail siamo approdati ai film e
alla pubblicità in lingua originale. Sappiamo che il linguaggio è portatore di
culture e maggiormente soddisfafinalità morali quali la conoscenza dell’altro,
del diverso, in spirito di fratellanza e di abolizione di ottusi campanilismi.
Conoscere nuovi sistemi, modi di pensare e di esprimere, fare un’esperienza
ravvicinata, significa acquisire la consapevolezza che il mondo non finisce tra
le pareti della propria casa.
Lo studio delle lingue straniere,
insieme con l’italiano, coltiva le capacità espressive attivamente e attraverso
testi che vanno dalla semplice espressione personale alle vette dell’espressione
poetica; una particolare attenzione merita il linguaggio poetico attuale e
l’identificazione delle forme che distinguono la prosa dalla poesia. La
scrittrice Erica Jong a BookCity ha presentato di recente il suo ultimo libro
“Donna felicemente sposata cerca uomo felicemente sposato”; la sua
partecipazione è stata anche l’occasione per ritornare a parlare
dell’espressione “Zipless”, da lei coniata e per la quale dice: «Io sono una
poetessa e invento le parole».
I nostri dizionari sull’etimologia della
lingua indicano la voce latina da cui spesso la parola italiana proviene, risalgono
ad ascendenze più remote per gettare maggior luce sull’etimo, cercano di
fissare la data della prima apparizione di una voce o di una locuzione, non di
rado illustrando il contesto storico e culturale in seno a cui essa sorge. Sono
libri da leggere, oltre che da consultare anche per termini più recenti.
Si dovrebbe, quindi, in un primo momento
approfondire la conoscenza della propria lingua madre con le relative capacità
linguistiche, espressive e comunicative; poi soffermarsi sulla forma, su come
sono composte le parole. Il lettering, ovvero lo studio morfologico dei
caratteri di stampa, alla base dei criteri di composizione è parte importante
del processo di lettura e di apprendimento. Dall’invenzione dei caratteri
mobili, la funzione divulgativa della stampa è stata accompagnata dalla ricerca
estetica e dall’originalità: partiamo dalla lettera capitale della Germania,
seconda metà del XV secolo (Mirabilia
Urbis Romae, Roma, 1489, Psalmorum
Codex, 1457 stampato da Peter Schöffer) e dalla costruzione di una lettera
quadrata romana (Theorica et pratica de
modo scribendi fabricandiqueomneslitterarumspecies, di Sigismondo Fanti). Procediamo
con il corsivo «Aldino» inciso da Francesco Griffo (1450-1518) per Aldo Manuzio,
il carattere tondo inciso da Cloude Garamond (1531),procedendo con le lettere
formate da fregi di William Caslon II (ca. 1750) e i caratteri ornati di Louis
John Pouchée (ca. 1820). Giungiamo al Novecento con le iniziali disegnate da
Peter Behrens (1902), sino al contemporaneo carattere digitalizzato in
fotocomposizione (ingrandimento) e a tutte le applicazioni che migliorano
giornalmente questo settore.
La stampa rimane, perciò, uno strumento
di conoscenza, ma anche di potere; quel potere che, pur se imprigionato nei
caratteri, ancor oggi ci affascina dalle pagine dei libri, dei giornalie dal display
di un telefonino.

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