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Bambini, smartphone e tablet


di Rina Di Giorgio Cavaliere

          I lettori del terzo millennio, in particolare i ragazzi che oggi giungono alla scuola elementare più che alla media, hanno ricevuto numerosissimi stimoli non solo attraverso l’esperienza diretta e i testi scritti, ma soprattutto attraverso gli impulsi sonori della musica e le immagini del computer, di Internet e dei cellulari.

          Questi bambini, che si sanno muovere con disinvoltura su smartphone e tablet, sono lettori abituali e competenti di un tipo di testo che non è quello scritto; spesso usano tale lettura non tanto per immaginare, quanto per fare. Ragazzi e ragazze che, con una disinvoltura molte volte invidiata da genitori e insegnanti, leggono e capiscono istruzioni per montare e far funzionare complicate apparecchiature tecnologiche con didascalie spesso in inglese; difatti gli adulti richiedono la loro collaborazione nel 46% dei casi per le installazioni di prodotti o servizi, nel 45% per l’utilizzo del telefono mobile, nel 41% per navigare in rete, nel 37% per usufruire di sistemi di entertainment e nel 31% prima di un nuovo acquisto tecnologico.

        Un pubblico di lettori che fa uso della lettura essenzialmente strumentale e mediatica, ma poi ha delle difficoltà nell’utilizzare i testi scritti per l’apprendimento, come pure la scuola esige. Un pubblico che, nell’insieme, non appare fortemente motivato a leggere nel senso tradizionale del termine; quell’attività che non a caso nelle società antiche era considerata magica, religiosa e spesso riservata a un gruppo o una casta. A questi la scuola ha il dovere di insegnare a leggere, perché nella lettura come in ogni altra attività si può essere veramente liberi di scegliere se fare o non qualcosa, solo quando si sa fare.

        È importante collegare le recenti esperienze a quelle già note. Significa valorizzare i testi legati alla nuova cultura e creare filtri, siano essi insegnanti o familiari, i quali intervengono con discrezione per evitare questa sorta di pericolosa dipendenza dalle tecnologie, diventando veri mediatori nell’interazione lettore-testo o meglio lettore-tablet


 
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