di Aurelio Andretta
Foggia, 4 ottobre 2019.
Ha chiuso i battenti lunedì 30 settembre 2019 la mostra “Alfredo Bortoluzzi. Dal Bauhaus al mare. Opere su carta 1924-1995”, l’antologica organizzata dalla Fondazione dei Monti Uniti di Foggia e dall’Istituto italiano di cultura di Berlino, dove è stata inaugurata il 10 settembre, promossa nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della istituzione del Bauhaus, la scuola d’arte, design e architettura più influente del XX secolo, che nel 2019 sta coinvolgendo tutte le più importanti istituzioni culturali tedesche ed europee. La mostra, curata da Gaetano Cristino e Guido Pensato, ha catturato l’attenzione degli addetti ai lavori e di un vasto pubblico di appassionati, tra cui il Primo Consigliere dell’Ambasciata italiana a Berlino, Francesco Leone, e Yvonne Niehues, della Direzione dipartimento mostre del Jüdisches Museum Berlin (Museo Ebraico di Berlino), ed è stata inserita tra le mostre da non perdere sul magazine 100 Jahre Bauhaus, che raccoglie e segnala le iniziative più interessanti, collegate al centenario, che si svolgono in Germania nell’anno in corso. “Per più di due settimane si è parlato di Foggia e della sua provincia in una delle capitali mondiali dell’arte e della cultura - dichiara in una nota il presidente della Fondazione, Aldo Ligustro -. Un risultato che ci soddisfa e ci riempie di orgoglio. La mostra di Berlino rappresenta un traguardo storico per la Fondazione e per il Fondo Bortoluzzi. Innanzitutto - spiega il presidente - per l’importante operazione di promozione del territorio, in parte fornita dall’unicità della vicenda personale dell’artista, vissuto tra Germania e Gargano, che ci ha dato la possibilità di raccontare le meraviglie paesaggistiche, storiche e culturali della nostra terra. Poi per l’occasione imperdibile di valorizzare e divulgare ulteriormente, e in un contesto internazionale, il lavoro del Fondo dedicato ad Alfredo Bortoluzzi, uno dei pochi allievi “italiani” al Bauhaus di Dessau, nell’anno delle celebrazioni del centenario della scuola fondata da Gropius nel ‘19, e proprio a Berlino, la prima città che ne ha consacrato il successo sul piano professionale e l’ultima in cui egli ha vissuto prima di lasciare la Germania. Un traguardo che giunge al culmine di un lungo e intenso lavoro di studio, catalogazione ed esposizione del corpus di opere - più di mille pezzi tra dipinti, disegni e acquerelli su carta, incisioni, documenti e foto - acquisito dalla Fondazione nel 2008”. “Non sembri occasionale o generica la spinta ad estendere verso l’esterno e a “internazionalizzare” le iniziative culturali. Questa operazione di alto profilo - prosegue Ligustro - si colloca nell’ambito di un più ampio filone di attività intraprese dalla Fondazione per la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale locale nei suoi collegamenti internazionali e come contributo ad una “storia” della presenza di artisti non italiani sul nostro territorio. Solo per restare in tema di rapporti con la Germania, si pensi al lavoro condotto su Joseph Beuys ed Herbert Voss: con Bortoluzzi – conclude il presidente -, i tre “tedeschi

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