di Redazione

Foggia, 3 ottobre 2014.
Il 1° novembre 2014 è partita l’operazione Triton. Era il 27 agosto quando l’Unione Europea lanciò il generico intervento noto come Frontex Plus che nelle intenzioni non avrebbe dovuto sostituire il Mare Nostrum. L’era Triton nasce sotto la stella della speranza, un’operazione che sa di inutile incentivo all’emigrazione secondo le recenti dichiarazioni di Londra. Frontex, o meglio, Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea, si stagliava nella nascita sotto il sole d’agosto, quando un mare crudele aveva fatto centinaia di vittime nel disastro di Lampedusa. Triton non può sostituire, con una spesa inziale mensile sotto i tre milioni di euro, Mare Nostrum anche per l’impossibilità di garantire il pattugliamento delle acque internazionali, limitandosi all’area Schengen. Il cinismo dilagante e la risposta demagogica degli stati lascia poco all’immaginazione sugli scenari futuri delle politiche migratorie degli Stati membri. Dimenticare che l’Europa sia un continente sorto sull’alveo delle grandi migrazioni di popoli è segno di scarsa lucidità storica, oltre che di marcata mancanza di lungimiranza. La migrazione, oggi almeno, è l’esito di un complesso assetto internazionale che distrugge la stabilità nazionale se di nazione ancora è possibile parlare di fronte alla perdita di consistenza dello stato come lo conosciamo. Chi arriva in Europa è spinto dalla fame, dalla guerra e dalle persecuzioni, non per un viaggio di piacere. Le moderne costituzioni garantiscono una forte presenza dell’elemento felicità, o almeno del benessere come anelito di una vita degna di essere vissuta. Ci domandiamo se la felicità non sia per gli occidentali che un costrutto ideologico che gli vada cucito addosso. Come possa esistere la felicità per sé senza la felicità dell’altro è un fatto di estrema miopia se nell’infelicità altrui non ci si rappresenti il fallimento esistenziale dell’umanità a cui apparteniamo. Un’umanità muta, questo è il migrante, incapace di esprimersi perché questa possibilità gli è tolta dall’arroganza, è il frutto dell’ignoranza. Parliamo di ignoranza storica, esistenziale ed emotiva. Qualunque essere capace di provare emozioni dovrebbe declinare la parole fratello e sorella. Chi non è capace di farlo mente a stesso e mentendo non sente di essere propriamente umano.
Giuseppe Marrone, staff del Baobab

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