L’Italia è in grado di offrire il più ampio sistema di
offerte turistiche a livello mondiale, comprendendo la più ricca concentrazione
del patrimonio artistico del globo, assieme alla dotazione di elementi
naturarli e culturali di eccezionale valore. A conferma le indagini di mercato
(Federalberghi, Nexi e Zucchetti) riportano la notevole ripresa registrata dal
nostro settore turistico. Dopo i due anni difficili segnati dalla pandemia,
molti italiani (da segnalare anche il ritorno degli stranieri, soprattutto
americani) si sono messi in viaggio sin dal mese di aprile. La vacanza è un’esperienza
di vita che coinvolge la persona nella sua totalità; pertanto questo viaggiare
legato al problema del tempo libero, divenuto occasione di realizzazione
sociale, va recuperato come apprendimento dell’apertura all’altro e al diverso,
con l’acquisizione del gusto dell’andare a vedere cosa c’è più in là. Raffigura
quel turismo responsabile già attuato in molte realtà virtuose: non solo
cultura, ma anche educazione, regole strutturate e comportamenti codificati.
Educarsi contemporaneamente allo stare e al muoversi, al
permanere e al divenire, essere cittadino del proprio comune e del proprio
Paese e, nel contempo, sentirsi parte del mondo intero e solidale con esso. L’esatto
contrario di ciò che sta avvenendo, del fatto che sempre più persone, popoli,
etnie si combattono vicendevolmente: sistemi di valori sottoposti a forti
tensioni sul fronte dell’economia, della politica, delle istituzioni e su
quello del rapporto fra civiltà e ambiente.
In tempi recenti ha fatto molta strada la consapevolezza
del rischio ambientale legato alla mobilità, che mette in crisi l’ambiente nel
suo insieme, essendo state utilizzate tecnologie di movimento, derivanti da
fonti energetiche rinnovabili e non. Sulla questione energetica, in equilibrio
precario nello scenario dell’oggi, s’intrecciano processi di globalizzazione e
affermazioni d’identità. Nel mentre si accentua la dimensione globale dei mercati,
i bisogni restano locali e territoriali, si varcano frontiere rivoluzionarie
sul terreno della scienza e della tecnologia, che alimentano grandi speranze e
realistici timori.
Sarebbe di estremo interesse comprendere come siamo giunti
alle problematiche attuali e perché il desiderio di attività materiale uccide
in noi il senso di riverenziale rispetto nei confronti del Creato. Mi è
capitato di sfogliare un bel libro di H. Schlichting dal titolo “L’energia
forza motrice della vita”. Tratta un argomento di grande attualità e in una
prospettiva non solo storica: l’energia fin dalle origini della terra è stata
la forza motrice, il principio di tutta la vita. L’uomo preistorico, che per
primo usò un bastone come leva, moltiplicò l’energia dei suoi muscoli e si
affrancò dalla natura, sviluppò la capacità di alterare l’ambiente naturale e
adattarlo alle sue esigenze, dando origine a un processo di
“artificializzazione”.
La vita è un viaggio verso una meta. Conviene allora farne
una stringata analisi, anche per facilitare individuazione e scelta di
obiettivi: costruire nuovi paradigmi che sappiano leggere i cambiamenti in
corso e, di conseguenza, far maturare nella società, nell’economia, nella
politica le condizioni per governare nell’interesse dell’umanità. La cultura e
il movimento ambientalista possono essere risorse di straordinaria ricchezza
per conseguire tali obiettivi, in quanto portatori di un punto di vista
generale nel quale la sensibilità ecologica, l’impegno per la trasformazione
dei modelli di sviluppo, produzione, consumo sono parte integrante la cultura
dei diritti e della pace e non solo a partire dal momento in cui le vicende
della contemporaneità impongono con maggiore forza un punto di vista non
eurocentrico. Finalità queste affrontate da 40 ministri con le loro delegazioni
nella recente Conferenza dei ministri della Cultura dei Paesi del Mediterraneo
partita il 16 giugno da Palazzo Reale di Napoli, per elevare a priorità
strategica la diplomazia culturale in una regione cruciale per gli equilibri
globali.
di Rina Di Giorgio Cavaliere |