In Italia è assicurato
a tutti il diritto all’istruzione per almeno dieci anni fino al 16° anno di età
(alla formazione fino al conseguimento di una qualifica professionale entro il
18° anno di età). I genitori sono obbligati a consentire la frequenza ai loro
figli per il raggiungimento del livello minimo di istruzione previsto dalle
leggi dello Stato, eppure molti ragazzi interrompono gli studi ancor prima del
conseguimento della licenza media. Le cause degli abbandoni sono diverse,
soprattutto legate al disagio familiare e sociale: adolescenti che lavorano per
aiutare la famiglia, provengono da un ambiente nel quale l’istruzione
scolastica non è considerata un fattore importante o extracomunitari. . . Da molte
parti si cercano soluzioni al problema, ma spesso la scuola è, malgrado gli
interventi di orientamento e le iniziative di sostegno, in difficoltà di fronte
a situazioni troppo difficili nelle quali è indispensabile la presenza della
società civile, ricca di comunità intermedie animate dal principio di personale
responsabilità.
In questo quadro
generale vogliamo segnalare l’Organizzazione non governativa Save The Children che,
grazie al programma “Volontari per l’Educazione”, ha garantito supporto allo
studio a distanza nei territori e quartieri più depravati di sedici regioni
italiane. Nel secondo semestre 2021 oltre 1.500 studenti tra i 9 e i 16 anni a
rischio dispersione scolastica, hanno potuto fruire di un servizio altrimenti
loro negato, malgrado l’attuale sviluppo delle tecnologie informatiche e
telematiche. Dopo la segnalazione di cento scuole e la collaborazione di
numerose agenzie formative attive sul territorio, i ragazzi hanno avuto accesso
a un sostegno allo studio a distanza da parte di 950 Volontari per l’Educazione,
aderenti al programma nazionale di Save the Children dello scorso dicembre in
collaborazione con la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e la
Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile.
Tra le risposte pedagogiche
a dinamiche presenti nell’epoca attuale si inserisce la notizia della nascita
del Polo Universitario Penitenziario Sapienza, per il conseguimento dei titoli
universitari ai detenuti, in attuazione del protocollo d’intesa sottoscritto
dalla Conferenza Nazionale dei Poli Universitari Penitenziari con il
Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia. Andando
a ritroso nel tempo ricordiamo il Decreto ministeriale n. 509 del 1999,
sull’autonomia didattica, che introduceva un principio nuovo per quanto
riguardava l’accesso agli studi universitari. Chiamava a un’assunzione di
responsabilità, a una relazione più attiva e intesa non a selezionare o a
rendere più difficile l’accesso agli studi universitari, ma a dare migliori opportunità
agli studenti e innalzare contemporaneamente il livello degli studi attraverso
un’opportuna collaborazione tra istituti scolastici e università.
In concreto, le nostre
università vanno effettuando una sempre più profonda trasformazione, per rispondere
all’intima e perenne esigenza educativa di preparare alla vita civile e
politica nella realtà effettuale, pure attraverso inconsueti percorsi di
riabilitazione e reinserimento sociale: un ampio e solido ponte tra società e
scuola. Inoltre, per essere in grado di garantire il diritto allo studio a
tutti; questo principio democratico di scuola per tutti è una conquista degli
anni Sessanta, risale, infatti, al 1962 con l’istituzione della “Scuola Media Unica”.
L’apprendimento delle
dimensioni della vita umana è legato al tempo e allo spazio nel quale
necessariamente ci definiamo e operiamo. Oggi molti saperi passano attraverso
canali diversi e più complessi, ma permane valido l’invito a guardare
all’essenziale dell’educazione in una prospettiva fondazionale, tanto per la
pedagogia individuale, quanto per la pedagogia sociale: riconoscere in pieno
l’utilità sociale della scuola e il carattere di servizio pubblico.
L’innalzamento del livello di cultura è funzionale alla realizzazione del
progetto di vita dei singoli e, nel contempo, alla crescita sociale ed
economica del Paese (“elevare il livello di educazione e di istruzione
personale di ciascun cittadino e generale di tutto il popolo italiano” –
Premessa generale ai nuovi programmi della S.M. del 1979).
di Rina Di Giorgio Cavaliere |