Il beneaugurante rito del ciocco
Cari amici e amiche,
la natura invernale riposa e si prepara a vivere un
nuovo ciclo. Tutti, dovrebbero prendersi una pausa dedicandosi alla lettura,
alla meditazione e al relax. Il solstizio può essere l’occasione per prepararci
ad uscire dalle tenebre invernali rigenerati. Tra i vari modi per celebrare il
21 dicembre c’è quello di preparare l’albero solstiziale, un abete decorato con
tante piccole raffigurazioni del Sole. O si può salutare il Sole all’alba
accendendo candele bianche, luci come nascita delle speranze per il nuovo ciclo
che inizierà. Un modo più rituale è quello di accendere il ciocco, magari in
giardino o in un prato se non si ha a disposizione un camino, assieme agli
amici più cari. Si prende un grosso pezzo di legno di quercia, lo si addobba
con rametti di varie piante: il Tasso, che indica la morte dell’anno calante,
l’Agrifoglio (anno calante), l’Edera, pianta del dio solstiziale e la Betulla
(l’albero delle nascite e degli inizi). I rametti si legano con nastri rossi al
ciocco, quando si accende il fuoco si ripetono le parole: “Come il vecchio
ciocco è consumato, cos’ lo sia anche l’anno vecchio”. Quando il ciocco prende
fuoco, invece: “Come il ciocco si è acceso, così inizi il nuovo anno”.
Guardando le fiamme si saluta la loro luce con le parole: “Benvenuta luce del
nuovo Sole”. Si può quindi brindare con vin brulè e gustare dolci, lasciandone
alcuni a parte per la Madre Terra. Doniamo a chi ci fa compagnia rami di
vischio. Le ceneri del vischio si spargono poi nel terreno per propiziare la
salute, la fertilità e la rinascita della vegetazione.
Emy Dell’Aquila
di Emy Dell'Aquila |