Foggia, 24 giugno 2019.
Nel racconto della moltiplicazione dei pani, che è al centro dell’odierna solennità liturgica, desidero soffermare l’attenzione non tanto sul gesto di Gesù che sfama cinquemila persone, quanto sul dialogo che egli apre con i discepoli. Costoro vedono il bisogno della gente e dicono: «congeda la folla perché vada nei villaggi vicini e nelle campagne per alloggiare e comprare cibo». Gesù non li ascolta e comanda: «date voi stessi da mangiare», insegnando come il verbo comprare venga sostituito dal verbo condividere. Per il Signore, le cose che ciascuno possiede – anche cinque pani e due pesci – sono dono di Dio, da godere con gli altri e non a scapito degli altri. Carissimi, anche noi come gli apostoli, ci interessiamo delle difficoltà degli altri, ma non offriamo soluzioni al loro disagio. Preferiamo pensare che ognuno risolva i suoi problemi. Crediamo che l’indifferenza ci renda immuni da colpe, mentre essa ci fa diventare insensibili alle lacrime e ci abitua al dolore di chi ci vive accanto. Stasera Gesù comanda a noi: date voi stessi da mangiare, quando respirate aria di paura del diverso, dello straniero. Non lasciamoci inquinare dallo scontro, dalla rabbia e persino dall’odio. Date voi stessi da mangiare, dinanzi ad episodi di brutalità e violenza, generata da quella cultura del benessere che porta a pensare a se stessi, vivendo in bolle di sapone che sono belle ma sono nulla. Date voi stessi da mangiare, per non abituarvi a un linguaggio volgare, a violenze urlate, a gesti offensivi, a rivalità istituzionale. Date voi stessi da mangiare, quando viene tolta la dignità, perché ci sono investimenti senza progettualità; mercato senza responsabilità; tenore di vita senza sobrietà; efficienza tecnica senza coscienza; politica senza società; privilegi senza ridistribuzione; consumo senza lavoro. Di qui l’urgenza di inaugurare la stagione dell’accoglienza che non è frutto di buonismo, ma per noi credenti è scegliere di testimoniare lo stile di Dio nel vissuto quotidiano.
di Damiano Bordasco |