Bari, 28 giugno 2017.
La consigliera M5S Antonella Laricchia ha presentato una mozione che impegna la Giunta regionale a modificare la legge regionale 44/1975 al fine di rivisitare i criteri e gli importi fissati per il calcolo dei diritti annui da corrispondere per la coltivazione e la ricerca delle acque minerali. Attualmente infatti viene richiesto un unico canone calcolato sulla base degli ettari della superficie data in concessione. Con la mozione si richiede l’introduzione del cosiddetto triplo canone volto a stabilire oltre ad una quota per gli ettari dati in concessione altre due quote: una per i volumi emunti e una per i volumi imbottigliati dal momento che quest’ultima finalità genera altri elementi che impattano sull’ambiente in maniera non indifferente; proprio a questo proposito la stessa mozione prevede l’applicazione di accorgimenti quali la riduzione del canone per le società che privilegiano l’utilizzo del vetro o di contenitori ecosostenibili e il recupero dei vuoti a rendere. “Si tratta di un impegno - spiega Laricchia - contenuto nel nostro programma elettorale. I canoni concessori delle risorse idriche vanno ridefiniti in un'ottica di tutela dell'acqua come bene comune. Se fosse adottato il triplo canone si potrebbero ottenere maggiori risorse economiche da utilizzare come fonte di finanziamento per garantire il quantitativo minimo vitale di acqua agli utenti in stato di disagio economico-sociale”. Nel 2016 la Conferenza Stato-Regioni aveva adottato un documento d’indirizzo in materia di acque minerali naturali e di sorgente per prevedere canoni non solo commisurati alla superficie da sfruttare, ma anche all’effettivo beneficio ricavabile dal concessionario. Nel 2001 era stata la Corte Costituzionale a sostenere che “il solo criterio superficiario può in concreto risultare sproporzionato per difetto rispetto al beneficio economico che il concessionario trae dallo sfruttamento della risorsa pubblica”. “Le concessioni relative ad acque minerali naturali e di sorgente - continua la consigliera pentastellata - causano pressioni ambientali. Ad esempio, i volumi d’acqua imbottigliati producono l’utilizzo di ingenti quantità di plastica, che non vengono correttamente avviate a recupero e riciclo. Inoltre, l’eccessivo e poco controllato emungimento delle acque minerali è particolarmente svantaggioso in un territorio come quello pugliese in cui il processo di contaminazione salina della falda acquifera principale risulta sempre più evidente a causa di prelievi incontrollati. È necessario - conclude - tutelare la risorsa acqua promuovendone un uso razionale anche attraverso la previsione di un canone commisurato alla quantità prelevata ed imbottigliata dal concessionario, prevedendo quindi una maggiore tassazione per lo sfruttamento di un bene ambientale scarso dal quale si trae profitto”.
di Redazione |