Un anno fa Marco Pannella ci lasciava; seguirono
giorni di clamore mediatico inatteso e per certi aspetti incomprensibile,
almeno per chi, accanto a Pannella, aveva vissuto i tempi della pervicace
esclusione delle iniziative del leader radicale e nonviolento dalla stampa e
dalle tv.
Morto non faceva più paura, morto poteva essere
celebrato per ciò che era stato, uno dei giganti della politica italiana ed
europea. Così fummo travolti, noi oscuri militanti, da una sorta di onda
anomala di informazione che si riversò sulla sua storia e sulla nostra e
storditi dal dolore, perché per noi Marco era anche un affetto, ci sentimmo
raccontare per giorni, da giornalisti di ogni tipo e risma, la nostra storia,
chi eravamo, cosa avevamo fatto, come lo avevamo fatto, ci elencarono le nostre
vittorie e le nostre sconfitte, ci raccontarono, come fossero eccezionali
scoperte, quel che era stato il quotidiano nostro per alcuni o tantissimi anni.
In quelle ore di orgia pannelliana, di
manifestazioni di affetto più o meno vere, di tentativi maldestri di cancellare
antichi e radicati torti ed incomprensioni, io trovai l’unica ragione per
sopportare tutto ciò nel pensiero consolatorio di un racconto che avrebbe
potuto raggiungere i ragazzi che neanche sapevano chi fosse stato Marco
Pannella e che avrebbe forse consentito di gettare il seme radicale e
nonviolento in menti nuove. Qualcosa del genere è avvenuto, se nei mesi
successivi sono arrivati a Torre Argentina, nella sede del Partito Radicale,
per curiosità, per informazioni, per iscriversi e restare, giovani e
giovanissimi che Marco vivo non lo avevano mai conosciuto.
Ci saranno in questi giorni molte lodevoli ed
interessanti manifestazioni per ricordare Marco Pannella a Roma, a Teramo
e in altre città italiane. Ognuna scoprirà una tessera di quel “mondo fantastico
di Marco Pannella”, come lo ha definito Angiolo Bandinelli in uno
splendido recentissimo articolo.
Il “mondo fantastico di Marco”, quale fu la sua
esistenza e quale era quello della sua visione, la vita che visse ed il mondo
che ha sognato per tutti.
Così il 19 maggio non potevamo celebrarlo meglio
se non “calpestando nuove aiuole” ed entrando ancora una volta in un
carcere, quello di San Severo, vicino Foggia. Insieme al mio compagno di
Partito, Matteo Orsino, incontrerò la comunità penitenziaria, ricorderò
con i detenuti Marco e con loro sapremo essere eredi degni di una grande
storia.
Perché se Marco Pannella non è più su questa Terra
il Partito Radicale Nonviolento c’è ancora e continua la sua lotta per lo
Stato di Diritto e il riconoscimento del diritto umano alla conoscenza.
Maria Rosaria lo Muzio
di Maria Rosaria lo Muzio |