Bari, 21 ottobre 2016.
Il 29 Ottobre si celebra la prima giornata nazionale della Psiconcologia. La patologia oncologica è tra le patologie organiche che creano grande disagio psicologico nell’individuo che ne è affetto e nella sua famiglia. La Psiconcologia è una disciplina in grado di collegare l’approccio medico ai delicati risvolti psicologici che l’evento cancro comporta nella vita del paziente, nella sua immagine corporea, nelle sue relazioni sociali. Il suo obiettivo è migliorare la qualità di vita della persona e limitare il rischio di conseguenze psicobiologiche. Una recente indagine condotta sull’intero territorio nazionale dalla Società Italiana di Psiconcologia (SIPO), ha riportato che il 45% dei pazienti oncologici vive una condizione di sofferenza psicologica significativa, caratterizzata da marcati segni di disagio psicologico, relazionale e sessuale e che necessiterebbe di un intervento specialistico psiconcologico. Le Linee Guida sull’assistenza psicosociale, redatte dalla Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e dalla Soc. Italiana di Psiconcologia (SIPO), indicano la necessità di programmi di screening della sofferenza emozionale e della presa in carico integrata medico-psicologica dedicata ai pazienti, ai loro familiari e all’équipe curante stessa, a contatto quotidiano con la disabilità, la malattia e la morte. Lo stesso Piano Oncologico Nazionale 2010-2012 indica la necessità di promuovere il supporto psiconcologico, sottolineando il suo importante ruolo nel lavoro di rete, nelle cure palliative, nella riabilitazione e nella formazione degli operatori. Per verificare la fattibilità di tale orientamento, la SIPO, in collaborazione con il Collegio Italiano dei Primari di Oncologia Medica (CIPOMO), ha condotto un censimento che ha rilevato numerosi aspetti carenziali: • il 56% dei servizi di Psiconcologia è ubicato nel Nord Italia, la metà dei quali sono presenti in strutture non pubbliche; • la maggior parte del lavoro assistenziale (57%) ricade su una singola figura professionale, che non può rispondere alle molteplici richieste di ospedali cui afferiscono migliaia di pazienti ogni anno; • il 62% del personale impiegato per l’assistenza psiconcologica è precario; • il 30% del personale dedicato è costituito da specializzandi in tirocinio e da frequentatori volontari; inoltre il 34% è costituito da personale a contratto (ad es. borse di studio, contratti a progetto); • solo una esigua minoranza dei servizi (8,7%) risulta essere Unità Operativa di Psico-Oncologia strutturata. In Puglia la situazione non è certo migliore: è qui presente solo il 7% dei centri psiconcologici del territorio nazionale (in Lombardia il 27%), tra cui strutture private, associazioni di volontariato e Hospice in cui lavorano psicologi assunti con contratti di tipo precario. Tale situazione rivela chiaramente quanto sia sbilanciato il rapporto tra bisogni psicosociali di pazienti e familiari, che necessitano di una presa in carico specialistica e integrata, e la risposta offerta dai Servizi. Persino la recente indagine 2012 del Censis ha indicato come le aree di carattere psicologico siano quelle in cui emergono le maggiori insoddisfazioni dei malati di cancro in Italia: senso di sfiducia, perdita di interesse nelle attività, difficoltà ad accettare gli effetti collaterali delle cure non trovano risposta da parte di personale adeguatamente formato (psiconcologi), e sono conseguenze di uno dei maggiori bisogni insoddisfatti nell’assistenza sanitaria pubblica (Collicelli et al. 2012). Un’ ulteriore considerazione riguarda il bisogno formativo e assistenziale dell’équipe curante. Studi recenti rivelano che solo 20” di ascolto empatico da parte dell’oncologo riducono l’ansia del paziente, contribuiscono a far percepire l'operatore più vicino, attento ai suoi bisogni e, in definitiva, a sentire l’ambiente sanitario come più accogliente. In assenza di formazione specifica e continua del personale sanitario, oltre che del rapporto di collaborazione costante con le figure psicologiche, gli obiettivi di umanizzazione e gli interventi centrati sulla persona finiscono per essere riposti esclusivamente sulla sensibilità del singolo operatore che, alla lunga, potrebbe incorrere nel rischio di burnout. Sulla base di tutte queste considerazioni, SIPO-Puglia e Ordine degli Psicologi Reg. Puglia si stanno adoperando per promuovere la Psiconcologia, anche attraverso la costituzione di un gruppo di interesse nell’ambito del programma Ideagire. Le testimonianze di alcune malate di cancro, serviranno a chiarire gli effetti dell’intervento psicologico sulla qualità di vita. Esperienza di Giovanna “..Dall'età di 17 aa. combatto con il male del secolo, il cancro. Nel '93 avere questa malattia faceva tanta paura perché la possibilità di sopravvivenza era bassissima…I medici non mi hanno spiegato contro cosa dovevo combattere e ad ogni domanda c'era un corri corri per non rispondermi…La cosa terribile è stato non poter parlare con nessuno di quello che mi stava succedendo…Avevo bisogno di sfogarmi, di arrabbiarmi e di chiedere “perché proprio a me?”… Il tempo continua a passare e non è facile riprendermi...Sono stanca. Comunico alla dottoressa che io non ce la faccio più, che voglio fermarmi…Lei mi consiglia di vedere la psicologa..Guardandomi indietro posso dire che ho sbagliato, l'avrei dovuta chiamare prima. Devo a lei la mia ripresa. Finalmente avevo qualcuno a cui dire quanto ero incavolata. Mi ha preso per mano e mi ha fatto camminare…Con la dottoressa, durante tutto il percorso, abbiamo parlato di quanto sia necessario ai malati di cancro un supporto psicologico già dal primo momento, da quando si comunica la diagnosi.” Esperienza di Ester: “Dopo essermi operata mi è stata offerta dalla psicologa la possibilità di incontrare altre donne come me..La condivisione con gli altri è importante perché ti fa capire che non sei sola..Il non poter parlare con nessuno ti fa male, ti isola...Il confronto con altre persone, che sai che sono nella tua stessa barca, ti aiuta a capire che la vita va vissuta anche con le difficoltà che si hanno, che non sei l'unica a soffrire, che bisogna cercare la forza di affrontare le cose”. Esperienza di Michela: “Sono arrivata al primo appuntamento di sostegno psicologico con un'angoscia che mi faceva mancare il respiro. Il mio pensiero dominante era la morte…Avevo bisogno urgente di un aiuto nel gestire le mie ansie. Il sostegno psicologico è riuscito a farmi maturare un nuovo approccio alla vita e quindi si sono aperte delle porte che prima erano chiuse...Il banco di prova è stata una recidiva! Il mio nuovo stato mentale, caratterizzato da una discreta positività, ha portato a un controllo importante delle emozioni…Riesco a trovare in me una forza inaspettata per lottare e non lasciarmi annientare”.
di Antonio Petrone |