Foggia, 6 novembre 2013.
“La città e lo Stato hanno combattuto una battaglia silenziosa contro l’illegalità ed oggi iniziamo a cogliere i risultati positivi di questa azione”. E’ il sindaco Gianni Mongelli ad affermarlo poco prima di scoprire il cippo realizzato dall’Amministrazione comunale per commemorare Giovanni Panunzio, l’imprenditore foggiano ucciso dalla mafia il 6 novembre 1992. La cerimonia si è svolta questa mattina nella piazza intitolata a Panunzio alla presenza delle autorità civili e militari, dei familiari e dei rappresentanti di Libera e Confindustria. “Una pietra grezza per ricordare un uomo spigoloso e semplice”, ha detto il sindaco prima di svelare, insieme alla vedova di Giovanni Panunzio, la targa con incisa una frase di Giovanni Falcone: Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola.
“Stiamo tessendo fili di solidarietà e memoria grazie anche ad un nuovo clima – ha affermato Alessandro Cobianchi, referente regionale di Libera – Le istituzioni sono vicine tra loro e si saldano con l’associazionismo per aiutare i cittadini a comprendere la reale portata del fenomeno mafioso in Puglia e sostenerli nell’essere cittadini consapevoli ogni giorno”. “La Foggia che è qui non è quella del ’92, quando accanto alla famiglia non c’erano uomini delle istituzioni e della politica – ha aggiunto Tano Grasso, presidente onorario delle Federazione delle Associazioni antiracke e antiusura – Oggi si è costruito l'interesse per la legalità e la città deve comprendere che la tragica vicenda di Giovanni Panunzio è costitutiva del suo essere comunità”. “A noi continua a mancare come 21 anni fa – ha affermato commosso Lino Panunzio, figlio della vittima di mafia - Ha combattuto per la legalità e per questo è stato condannato a morte”. “Scendete in piazza e manifestate per la legalità e per liberare Foggia” è l’appello lanciato da Pinuccio Fazio, padre del giovanissimo Michele, vittima innocente della mafia barese.
“Dobbiamo sconfiggere l’oblio della memoria di un uomo normale, con il quale ho condiviso momenti non facili – ancora Gianni Mongelli – ma la disperazione non ha mai preso il sopravvento sulla determinazione”. La stessa che la città deve avere per “allontanare i profeti di sventura e scacciare i colletti bianchi nascosti nelle istituzioni: non è per caso che il cippo sia rivolto verso il luogo in cui fu ucciso Francesco Marcone”. “Foggia ce la farà perché non intende accettare la propria sconfitta e vuole occuparsi del futuro dei nipoti che Giovanni non ha mai conosciuto. La città vi abbraccia – ha concluso Mongelli rivolto ai familiari dell’imprenditore – perché vi vuole bene”.
di G.d.B. |