di Rina Di Giorgio Cavaliere
Valutazione e
valorizzazione della storia del Novecento entrano a pieno titolo nell’agenda
dei lavori per giornalisti, politici e uomini di cultura del nostro panorama
intellettuale. In particolare sul tema della guerra in Ucraina e delle recenti
elezioni politiche, attraverso le nuove tecnologie della comunicazione di massa,
siamo stati coinvolti in dibattiti e confronti riguardanti gli avvenimenti in
atto con l’analisi di situazioni e condizioni di tipo politico, economico,
sociale da cui dedurre e generalizzare spiegazioni e principi di tipo storico. Siamo
entrati in una dimensione che, soprattutto per le notevoli potenzialità che gli
stessi social offrono in termini di stimolazione dei processi di
elaborazione-assimilazione dei contenuti, ha portato la riflessione su domande
sempre aperte ai segni forti della storia del “secolo breve”.
E’ il mondo
contesto, di fronte al quale l’uomo non è uno spettatore passivo, fatto non di
oggetti materiali ed esterni, come il mondo naturale, né di enti fittizi, come il
mondo della matematica, ma di motivi, propositi, azioni, terrori e speranze,
leggi ed istituzioni civili. Giusto riferimento al filosofo illuminista Giambattista
Vico, il quale estende il criterio del “verum-factum” alla realtà storica e lo
allarga alla comprensione di quel mondo che è opera e costruzione dell’uomo
(Scienza nuova). Conviene fare una stringata analisi del rapporto tra storia e
morale, riferendoci alla concezione circolare della storia di Tucidide, da cui
emerge un’idea di storia contraddistinta da continui legami tra l’antico e il
moderno che implicano analogie tra il passato e il presente.
Nella
storiografia romana il legame storia-morale evidenzia la funzione didattica
della storia, la cui utilità è assegnata alla sua natura di insegnamento etico,
valevole per l’individuo e la collettività. Ciò caratterizza per lungo tempo la
cultura occidentale sino al Medioevo, allorquando la storia morale antica
diviene una storia universalmente etica in cui l’elemento divino è in grado di
spiegare tutti gli accadimenti e dare un senso al comportamento umano nel
mondo. Con l’Illuminismo si attua concretamente il passaggio da una concezione
etica a una scientifica della storia. A partire dal XIX secolo è rifiutata
l’idea di storia che formula giudizi morali su fatti e persone ed è reclamata
la necessità di una scienza storica autonoma guidata da un criterio che regola
i fatti mediante l’oggettività scientifica; tesi sostenuta anche dal Neopositivismo,
che tenta di applicare il modello della spiegazione causale in storia.
Permane il
modello contemporaneo di storia oggettiva in campo didattico, ove particolare è
l’attenzione alla correttezza epistemologica. Risulta di facile ed efficacia
praticabilità, per i modi specifici e distintivi secondo cui questo particolare
ambito del sapere organizza le proprie conoscenze, il modello logico-deduttivo
normalmente detto di Popper-Hempel. Poniamo particolare attenzione a rendere
consapevoli gli alunni della struttura logica della scienza storica, senza trascurare
l’obiettivo educativo propedeutico alla presa di coscienza storica, senza
dimenticare che i giudizi storici sono provvisori e vengono continuamente
rivisti. In sintesi, non può sfuggire la proposta di un rinnovato approccio al
patrimonio storico, quale medicina per i mali che il nichilismo nelle sue
svariate forme diffonde sul mondo attuale.

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