di Gerardo Antonio Cavaliere
Navigare in
rete e trovarsi truffati. Questa, purtroppo, è l’amara disavventura cui
possiamo incappare a causa degli innumerevoli sistemi truffaldini mirati a
svuotare i conti correnti delle vittime.
Secondo uno
studio condotto da Libera (“La tempesta perfetta 2022”) negli anni 2020-2021 si
è rilevato un incremento del 32% di reati informatici in Italia. Fra le regioni
maggiormente colpite, c’è la Puglia dove le truffe e le frodi informatiche sono
aumentate del 49%.
Non a caso,
i dati ufficialmente comunicati a Banca d’Italia (luglio 2022) riportano che nel
2021 sono state presentate all’Abf (Arbitro bancario finanziario) oltre 22mila
denunce. Anche se, in assoluto, i ricorsi sono lievemente diminuiti rispetto
agli anni precedenti, è notevolmente aumentato il contenzioso in tema di
servizi e strumenti di pagamento (del 52%), molto probabilmente per effetto
della maggiore diffusione dei pagamenti digitali nel periodo dell’emergenza
sanitaria.
Un terzo dei
ricorsi presentati nel 2021 verso l’Abf, riguarda segnalazioni su strumenti di
raccolta (conti correnti) e di pagamento (carte di credito, bancomat e
bonifici). Solo su queste specifiche tematiche si sono contate oltre 7mila
ricorsi, raddoppiando l’incidenza delle controversie rispetto al 2020. Nel sud
Italia, nello specifico a Bari, sono stati ricevuti 2.513 ricorsi.
In ambito
bancario, in particolare, le più frequenti frodi informatiche realizzate per
catturare le credenziali di accesso ai siti di home banking sono le seguenti:
il phishing, tecnica finalizzata a
richiedere via e-mail alla vittima di inserire dati personali attraverso un
link a un sito, che di solito è un clone di quello della propria banca; con le
sue varianti del vishing (phishing per telefono) e dello smishing (phishing per Sms);
lo spoofing, che si verifica quando i
truffatori camuffano la provenienza della e-mail, dell’Sms o della telefonata
in modo che il mittente sembri l’intermediario, e il man in the browser, un software malevolo (malware) che si interpone tra il computer della vittima e il
sistema della banca.
Va
precisato, comunque, che anche il cliente deve prestare particolare attenzione
nel comunicare le proprie credenziali. L’Abf, a tal proposito, ha precisato
che: “il cliente può essere ritenuto in parte responsabile dell’utilizzo non
autorizzato del proprio strumento di pagamento se il ‘messaggio civetta’
presenta indici di anomalia o inattendibilità”, cioè se è palesemente
inattendibile (per esempio, vi sono grossolani errori grammaticali) o anomalo
(per esempio, vi è un collegamento a un link che non attiene per nulla
all’intermediario bancario).
Qual è un
modo efficace e automatizzato per cercare di arginare il dilagare di questi
fenomeni criminali? Un modo potrebbe essere quello di utilizzare la tecnologia
stessa, mediante l’intelligenza artificiale. Fra le tecnologie esistenti,
infatti, l’intelligenza artificiale è una soluzione che si adatta perfettamente
allo scopo: permette di analizzare milioni di transazioni per intercettare
potenziali situazioni di illegalità finanziaria.
L’intelligenza
artificiale è un’ampia branca delle discipline della Computer Science, che si
riferisce a qualsiasi intelligenza simile a quella umana esibita da un
computer, robot o altra macchina, la quale è in grado di imparare da esempi ed
esperienze, riconoscere oggetti, prendere decisioni sulla base degli input
ricevuti e risolvere problemi. L’intelligenza artificiale permette al computer,
dunque, di svolgere attività che sembrano di pertinenza esclusiva
dell’intelligenza umana. Attraverso questa tecnologia, i computer possono
essere istruiti a compiere determinati tipi di operazioni, processando un
grande ammontare di dati e riconoscendo pattern specifici al loro interno.
Insomma, un
aiuto ci può essere dato dalla tecnologia applicata ai sistemi di home banking
degli intermediari bancari, ma, sicuramente, basterebbe un maggior impegno da
parte di tutti nell’evitare di fare click su tutto quello che ci viene proposto
on line.

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