di Rina Di Giorgio Cavaliere
La riproposta di alcune
riflessioni sulla società attuale, caratterizzata da un grande sviluppo
tecnologico di cui utilizziamo i prodotti più sofisticati, nasce dalla
percezione della dominante influenza che tale evoluzione esercita sula nostra
formazione e sul nostro ambiente di vita. Le moderne professionalità passano
dalla tastiera del computer e dal cellulare: sono le nuove frontiere delle
comunicazioni, oggi strumenti di lavoro, necessariamente applicate in ambito
lavorativo pubblico e privato per spostarsi meno e tutelare la salute in questo
tempo di pandemia. Secondo una recente indagine pubblicata sull’International Journal of Environmental Research and Public
Health gli effetti collaterali dello smart working, dovuti alla sedentarietà
forzata, hanno causato problematiche fisiche in forte aumento (crescita totale
dei casi dell’11%) tra cui mal di
schiena, dolori al torace, al collo, alle spalle e alle gambe. A soffrirne in
particolare le donne (analisi condivisa anche da una ricerca della University
of Nevada pubblicata su Friday Magazine).
Guardiamoci dai condizionamenti
di una società tecnologica che tende ad esaltare i valori del progresso e
dell’economia, dimenticando di far crescere di pari passo quelli morali e umani
anche attraverso la valorizzazione e la tutela del lavoro agile. Legati come
siamo al presente, in noi è radicata un’idea dei diritti come normale
condizione di vita, quasi come scontati dati di fatto. Ci rendiamo conto,
andando indietro nel tempo, del netto contrasto tra le forme di tutela del
lavoro e dei lavoratori di oggi con l’assoluta mancanza delle più elementari
norme di tutela e di prevenzione per i lavoratori di un passato non così
remoto. L’affermazione e il riconoscimento sul piano legislativo di un diritto
sono stati frutto di un lungo e travagliato processo che ha visto impegnati nel
tempo, in lotte anche molto dure, uomini, gruppi, istituzioni. Da una parte le
reazioni dirette dei lavoratori con rivolte e scioperi e le risposte dei datori
di lavoro con repressioni violente e provvedimenti legislativi volti a impedire
ogni forma di protesta; dall’altra le prese di posizione di partiti politici e della
Chiesa a difesa e sostegno dei diritti dei lavoratori, inoltre la nascita
dell’associazionismo tra i lavoratori con le società di mutuo soccorso, i sindacati
e le società filantropiche.
I fondamentali articoli della
nostra Costituzione a tutela del lavoro (artt. 4, 36, 37, 38) sono nuclei
concettuali portanti, significativi per comprendere tutto il valore che, al
lavoro oggi, viene ufficialmente riconosciuto dalla comunità sociale, nelle sue
più alte espressioni. Permangono numerose incognite, quali ad esempio il lavoro
minorile, i casi di sfruttamento di lavoratori clandestini, i casi di scarsa
tutela della sicurezza sul lavoro. In tal senso è importante ricordare la
valenza democratica del concetto di pari opportunità nei vari settori della
vita sociale, a cominciare dalla legge 10 aprile 1991, n. 125 “Azioni positive
per la realizzazione della parità uomo donna nel lavoro” (su quattro che hanno
perso il lavoro causa Covid-19, tre sono donne). Nella giornata internazionale
della donna (8 marzo 2021) abbiamo continuato a parlare delle realtà tutte esistenti
con le quali ogni giorno ci si confronta: la necessità del diritto al ruolo
attivo della donna nelle proprie scelte di vita, di salute, di lavoro
nell’ambito delle leggi vigenti, senza subire intimidazioni e forme di
discriminazione.

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