di Salvatore Panza
Il desiderio di
avere un bambino è il risultato naturale dell’evoluzione esistenziale di un
Uomo. A volte, però, le cose non vanno come dovrebbero… Si parla di
infertilità di coppia, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità (O.M.S.), quando una coppia non riesce a procreare dopo 12 mesi di
rapporti volutamente fecondi.Si stima che circa l’ 8-10% delle coppie abbia
problemi di infertilità, con un’incidenza causale del fenomeno uguale per gli
uomini e per le donne.
L’infertilità si pone come “una
crisi di vita” che coinvolge, su diversi piani esistenziali, sia l’individuo
che la coppia, dando luogo a vissuti negativi quali frustrazione, stress, senso
di inadeguatezza, perdita, depressione, ruminazione, rituali
ossessivo-compulsivi, sensi di colpa.
Le tipiche domande che si pone la
coppia al momento della diagnosi di infertilità sono: perché
proprio a noi? che facciamo ora?. Per la coppia una diagnosi di infertilità è
un vero e proprio shock, un trauma psicologico. Dopo la reazione iniziale,
però, la maggior parte delle persone trova la forza di reagire e di cercare una
soluzione.
Le reazioni
psicologiche dell’uomo e della donna sono differenti: dopo una
diagnosi di infertilità, spesso l’uomo si sente inadeguato, perché associa
l’infertilità alla sfera sessuale, nonostante non ci sia alcuna correlazione
tra i due aspetti. “Io non sono in grado di darti un bambino, non sono
all’altezza”, è questo il pensiero più frequente degli uomini.
La donna invece percepisce con
negatività e ansia il trattamento di fecondazione assistita. Sarà lei infatti a
dover subire i trattamenti più invasivi. Dal momento della diagnosi, spesso, entra
in gioco anche un senso di invidia nei confronti di chi
ha già avuto un figlio senza problemi e non ha dovuto affrontare tutto quello
che sta passando lei per averlo.
È importante
sottolineare l’influenza che lo stato psicologico della coppia ha sulla
possibilità di procreare. Numerosi studi, infatti, hanno dimostrato come gli
stati d'animo influiscano fisicamente sui neurotrasmettitori e quindi anche
sugli ormoni. Il nemico numero uno è l’Ansia: non è raro il caso di una coppia
che non riuscendo a concepire, decida di adottare un bambino, e subito dopo ne
aspetti uno... in modo naturale. Come se qualcosa si "sbloccasse" una
volta esaurita l'urgenza della genitorialità. Questo aspetto emotivo è presente soprattutto nella donna, che socialmente e umanamente patisce di più
la mancanza di un figlio. Una situazione più chiaramente legata ad un disagio
psicologico è quella che si manifesta durante la Pma (Procreazione medicalmente
assistita). Spesso l'embrione, impiantato con una tecnica come
la FIVET, non attecchisce all'utero in quanto sono presenti alti livelli di cortisolo, l'ormone dello stress, fonte di
abortività. In questi casi, il mio consiglio è quello di consultare uno Psicologo-Psicoterapeuta
Cognitivo Comportamentale (figura sempre presente nei migliori centri di Pma)
che aiuterà la futura mamma a rilassarsi (eliminando le paure, l’ansia e la depressione) e a vivere in modo positivo la
gravidanza in arrivo.
Se avete dei
quesiti da porre a Salvatore Panza scrivete nell’area commenti o, se preferite
una comunicazione privata, inoltrateli direttamente alla casella di posta del
Dottore: salvatore_panza@virgilio.it . Per altre informazioni visitate il sito:
www.salvatorepanza.it oppure telefonate al 340.2351130

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