di Salvatore Panza
Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi:
questo recita l’articolo 29 della Costituzione Italiana. In questo articolo si
sottolinea la sostanziale uguaglianza dell’uomo e della donna all’interno
dell’unione matrimoniale. Purtroppo, sempre più frequentemente, assistiamo ad
una drammatica violazione di questo articolo così importante ela cosa ancor più
grave, a mio avviso, è che tantissime violenze all’interno delle coppie
restano, per svariati motivi, sconosciute alle autorità giudiziarie.
A tutte le coppie capita
spesso di litigare temporaneamente, ma dopo un po’ la situazione rientra nella
normalità, senza aver fatto danni né psicologici né fisici a nessun coniuge. Lì dove l'aggressione è solo un
fenomeno temporaneo e, nonostante il forte conflitto, la relazione conserva
parità e simmetria tra i due partner, non si può parlare certamente di violenza
o abuso.In questi casi infatti viene mantenuta l'identità di ognuno e l'altro
viene rispettato come persona. A volte discutere, anzi, può aiutare a
riconoscere l'altro, a tenere conto dei bisogni di ciascuno e quindi a
migliorare la relazione di coppia.
Lo scenario cambia quando le offese, le reazioni
fisicamente violente, diventano un vero e proprio modello di rapporto
all'interno del quale vige l'asimmetria tra i coniugi. L’abuso, infatti, si distingue dal semplice conflitto, proprio perché non
è uno scontro tra pari (generalmente è l’uomo che abusa della “sua” donna).
La violenza all’interno di una relazione di coppia può essere esercitata
attraverso aggressioni fisiche o abusi psicologici, controlli ossessivi o
imposizione di atti sessuali non graditi, isolamento o limitazioni della
libertà personale o dell’autonomia economica.
Ma che
cosa spinge una donna ad accettare umiliazioni e violenze e a non denunciare?
Per le vittime si tratta di un malessere difficile da denunciare perché a
livello psicologico è complesso da capire ed accettare: l’uomo che dovrebbe
darmi affetto e protezione mi procura, invece, dolore. Così succede che queste
donne restano anni ed anni (se non per tutta la vita) accanto a uomini che le
svalutano e le consumano psicologicamente giorno dopo giorno. Il problema è
che, con il passare del tempo, le vittime incominciano ad abituarsi a queste
modalità relazionali perverse ed iniziano, paradossalmente, a credere di essere
loro quelle sbagliate.
I maltrattanti, d’altro canto, mantengono in piedi una relazione con una
moglie di cui si lamentano in continuazione perché hanno un forte bisogno
patologico di affermare il proprio potere. Nella maggior parte dei casi, gli
abusanti sono cresciuti in famiglie in cui il comportamento violento era la
norma. Per il loro cervello quindi diventa difficile distinguere un
comportamento sbagliato da uno giusto. Inutile sottolineare i gravissimi danni
psicologici che vengono inferti anche ai figli di queste coppie malsane.
Che fare
allora?
Le donne maltrattate DEVONO ribellarsi. Nei “Centri antiviolenza” vengono
offerti spazi di ascolto, condivisione e sostegno e possono rappresentare un
aiuto pratico per iniziare a ricostruire una vita più dignitosa.
Per quanto riguarda gli uomini violenti, il loro recupero, sinceramente,
è davvero molto difficile in quanto non riconoscono di avere un problema.
Se avete dei
quesiti da porre a Salvatore Panza scrivete nell’area commenti o, se preferite
una comunicazione privata, inoltrateli direttamente alla casella di posta del
Dottore: salvatore_panza@virgilio.it . Per altre informazioni visitate il sito:
www.salvatorepanza.it oppure telefonate al 340.2351130

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