di Salvatore Panza
L’Attacco di Panico è un’eccessiva reazione fisica e psichica dovuta ad
un’errata percezione ed interpretazione di una situazione considerata come
pericolosa (ansiogena, che crea ansia), anche se in realtà non è tale (si
tratta in realtà di uno stimolo inoffensivo). Un Attacco di Panico inizia
all’improvviso (“a ciel sereno”), raggiunge rapidamente l’apice (di solito in
meno di 10 minuti) ed ha una durata complessiva inferiore ai 30 minuti.
Nello specifico i sintomi fisici che accompagnano l’attacco di panico sono:
aumento della frequenza cardiaca (tachicardia) o palpitazioni, sudorazione
eccessiva, tremori, difficoltà a respirare (dispnea), sensazione di
soffocamento, dolori o fastidi al petto, senso di debolezza, nausea o disturbi
addominali, vertigini, sensazione di confusione mentale, stordimento,
sensazione di “testa leggera” o svenimento, mal di testa, torpore o
formicolio (parestesie), sensazione di groppo alla gola, vampate di calore o
senso di freddo improvviso, sensazione di dover continuamente andare al bagno,
gambe molli, rossore in volto, sensazione di irrealtà (derealizzazione),
sensazione di essere distaccati da se stessi (depersonalizzazione).
Durante un Attacco di Panico i pensieri che i pazienti, generalmente,
sperimentano sono: “avrò un infarto o un ictus”, “ora svengo”, “sto perdendo il
controllo di me stesso”, “sto impazzendo”, “sto morendo”. Tali pensieri
sembrano così reali in quel momento da far sì che alcuni arrivino a chiamare
l’ambulanza o vadano in ospedale al pronto soccorso.
Per quanto detto, per la forza terrifica di questi sintomi, la
preoccupazione per il possibile successivo attacco e per le sue implicazioni è
così forte da far sviluppare comportamenti
di evitamentodei luoghi dove il soggetto ha già sperimentato degli attacchi
o dai quali potrebbe essere difficile o imbarazzante allontanarsi in caso di un
attacco di panico. Tali comportamenti possono sfociare in una vera e propria Agorafobia (la cosidetta “paura della
paura” ovvero vivere con il terrore che l’attacco di panico possa ripresentarsi
in un luogo dove nessuno può prestare soccorso o dove non si può trovare una
via di fuga); in tal caso ci si trova di fronte ad un “Disturbo di Panico con
Agorafobia”. Le situazioni che più frequentemente vengono evitate includono: lo
stare fuori casa da soli o lo stare a casa da soli; l’essere in mezzo alla
folla o in coda in banche e supermercati; viaggiare in automobile, in treno, in
metropolitana, in autobus o in aereo; l’essere su di un ponte, in ascensore o
in un tunnel.
Spesso il paziente diventa schiavo del suo disturbo, costringendo tutti i
familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarlo mai solo e ad
accompagnarlo ovunque. Simili modalità di comportamento risultano molto
limitanti per la vita del soggetto in quanto possono compromettere la capacità
di recarsi al lavoro o di portare avanti le incombenze domestiche (ad es. fare
la spesa, viaggiare, ecc.).
La qualità della vita può essere, quindi, gravemente compromessa dal
Disturbo di Panico se non viene curato adeguatamente.
Che cosa si può fare per guarire da
questo disturbo?
Prima di tutto ricorda sempre (anche mentre hai un attacco) che: d'attacchi di panico non si muore.
Questo è sicuro!
Anche se non sono letali, gli attacchi di panico sono
comunque terribili e per questo devono essere affrontati velocemente; ma vagare
da un medico all’altro alla ricerca d'una diagnosi fisica non è assolutamente
la soluzione.
Per risolverli è necessario ed indispensabile un buon
lavoro di PsicoterapiaCognitivo-Comportamentaleche, partendo dalla storia
della persona, permetta di comprendere il motivo della loro insorgenza. Tutti i
disturbi hanno un motivo scatenante, sempre, ed individuarlo e comprenderlo significa
trovare la chiave per risolverlo.
Generalmente, il lavoro diagnostico non è lungo e la
spiegazione appare chiara nel giro di poche sedute. Una volta trovata la
spiegazione, è possibile liberarsi dal senso d'impotenza, che rappresenta la
componente più importante di questo disturbo e decidere se modificare o meno
quello che nella propria vita non va, in modo da liberarsi da questa patologia
in modo definitivo.
Per quanto riguarda i famigliari dei pazienti affetti da DAP, mantenere un
atteggiamento equilibrato è fondamentale. Per esempio drammatizzare o minimizzare
sono due estremi che non solo non aiutano il paziente, ma anzi potrebbero farlo
peggiorare in quanto lo fanno sentire solo, non capito e a volte anche preso in
giro.
Drammatizzare non aiuta perché crea ancora più incertezza e confusione in un
momento in cui la persona, invece, ha bisogno di “sentire nuovamente il terreno
sotto i piedi” ed essere rassicurato e informato correttamente sulla sua
condizione.
Minimizzare è l’atteggiamento tipico di chi non rendendosi conto delle
difficoltà che si provano nel DAP (perché non lo ha mai sperimentato
personalmente), sostiene, anche con tutte le intenzioni positive, che con
un po’ di buona volontà si risolve tutto, creando oltretutto sensi di colpa nel
malcapitato; purtroppo in questi casi la volontà non basta.
Lo stesso atteggiamento può averlo con se stesso la persona affetta da DAP
che può vivere con sensi di colpa la sua condizione.
Una cosa molto importante da sapere è che: dagli attacchi di panico oggi si guarisce anche velocemente.
Se avete dei
quesiti da porre a Salvatore Panza scrivete nell’area commenti o, se preferite
una comunicazione privata, inoltrateli direttamente alla casella di posta del
Dottore: salvatore_panza@virgilio.it . Per altre informazioni visitate il sito:
www.salvatorepanza.it oppure telefonate al 340.2351130

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