di Rina Di Giorgio Cavaliere
Con il declino della città e il peggioramento delle condizioni di vita
tra il 1400 e il 1500 si diffonde in Europa un nuovo modo di concepire la vita
dell’uomo: è necessario riacquistare fiducia in se stessi e inventare nuovi
modelli culturali. Iniziano i grandi viaggi in America, Africa, Asia: Colombo
inaugura una nuova era con la scoperta del continente americano.
Durante il periodo dell’Umanesimo e del Rinascimento la letteratura,
l’architettura, la pittura conoscono uno sviluppo meraviglioso e l’invenzione
della stampa, a caratteri mobili, frutto di un processo d’incontro e scambio di
conoscenze fra i popoli, favorisce la diffusione del libro. La cultura
rinascimentale propone anche una nuova visione della politica (da evidenziare l’inglese
Moore e l’italiano Machiavelli), di conseguenza i principi e i mercanti
diventano sostenitori e divulgatori dell’arte. Architetti e pittori, per
adeguarsi ai tempi nuovi, ricercano tecniche innovative e il sapere tecnologico
progredisce a partire dall’esperienza pratica: tecnica, scienza e magia.
Il percorso della civiltà rinascimentale può essere sintetizzato
nell’evoluzione artistica, nelle nuove tecniche, nella scienza sperimentale (astronomia,
astrologia, alchimia) del grande Maestro Leonardo da Vinci, diffusamente commemorato
il 1° maggio 2019, a distanza di cinquecento anni dalla morte. Tra gli eventi
si sono alternate pubblicazioni, inchieste e mostre, come quella tenutasi a
Vinci intitolata “Leonardo Vive”, dove è stato esposto in anteprima mondiale il
contestato reperto (una ciocca di capelli – reliquia), già denominato “Les
cheveux de Leonardo da Vinci”.
Se l’Umanesimo è una nuova concezione di vita, il filosofo Pico della
Mirandola (1463-1494) è uno dei protagonisti del rinnovamento culturale. E’
possibile definire la sua opera “Manifesto dell’Umanesimo”, perché afferma la
nuova dignità dell’uomo, la creatura cui Dio concede la vera libertà di
elevarsi moralmente con l’arte. La prima metà del ‘900 e il periodo successivo
ai due conflitti mondiali, soprattutto la caduta del muro di Berlino, hanno
dato inizio all’epoca della globalità in senso vero, quella contemporanea. Scienziati,
artisti e letterati hanno partecipato necessariamente al dibattito complesso sul
destino dell’Europa: la fine dell’Europa e la speranza della rinascita.
Numerosi i filosofi che hanno dedicato ampi spazi nei loro scritti,
come G. Gadamer con l’opera “L’eredità dell’Europa”, in cui parla della
condizione esistenziale dell’uomo europeo. Allo stesso modo J. Deridda
argomenta sulla difficile e nuova responsabilità per gli europei: l’Europa può
sviluppare uno stare insieme che, nel rispetto dell’alterità e della diversità,
sia una svolta per l’avvenire. Sin dal tempo dei Greci la filosofia ha contribuito
a caratterizzare la civiltà europea. Le scienze, anche se evolute come quelle
moderne, non sono in grado di dare tutte le risposte e non possono soddisfare
da sole il nostro bisogno di senso complessivo dell’esistenza.

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