di Rina Di Giorgio Cavaliere
Le
informazioni, pur nella loro facile deteriorabilità, corrono veloci
sull’autostrada della telematica; forniscono altresì un punto di riferimento
fisso, un’occasione per riflettere sui fatti nei quali siamo più che mai
immersi come osservatori o protagonisti. Tra i buoni risultati economici di
questo periodo emergono quelli riguardanti il PIL e l’occupazione nel 2017/2018,
che fanno crescere la fiducia nella nostra ripresa economica. Gli anni di
crisi, sappiamo, hanno corroso il PIL e altri misuratori alternativi del
benessere.
Non
parliamo del solo benessere materiale sulla base di redditi e consumi, ma di
altri indicatori per le attività non direttamente legate al mercato, quali
sanità, ambiente, educazione, e del dovere di prendere posizione intorno alla
qualità delle cose e alla dignità da conferire alle stesse. In particolare l’urgenza
di valorizzare il patrimonio di cultura, ricchezza urbana, prezioso equilibrio
tra presenza dell’uomo e qualità dell’ambiente, di coesione sociale nel quale
si esprime il principale motivo d’identità del nostro Paese. Ad esempio, quando
il turismo diventa un momento di crescita e di allargamento della propria
conoscenza, incremento di attenzione alla cultura e all’estensione del suo
linguaggio, si registra un sensibile aumento di visitatori nei musei,
collezioni private e siti archeologici, rimasti aperti al pubblico anche nei
giorni festivi, com’è accaduto in questa calda estate.
Viviamo
in una società avanzata; la nostra idea di civiltà avanzata è anche quella di
una società dei consumi e dell’utilizzo positivo delle conquiste tecnologiche e
scientifiche. La notizia del ritratto dell’antica donna romana, ritrovato
settanta anni fa sotto le ceneri del Vesuvio nel sito archeologico di Ercolano,
ricostruito con una nuova tecnica di analisi ai raggi X, sviluppata da uno
spin-off del Politecnico di Milano, stabilisce un legame promettente con il
passato e getta un ponte verso il futuro.
La cultura moderna, nel suo porsi insieme come
cultura scientifica e democratica, sta promuovendo un vasto processo di
revisione di taluni schemi tradizionali nell’interpretazione di condotta della
coscienza autentica della persona umana, riscattandola da taluni pregiudizi o generiche
involuzioni. Non cogliere questi aspetti positivi, sarebbe un grande errore,
come l’incremento di attenzione alla lettura evidenziato in questi mesi. Tra i
numerosissimi stimoli giunti soprattutto attraverso gli impulsi sonori della
musica e le immagini della televisione e dei telefonini, si è rivelato un
pubblico di lettori che nell’insieme non appare fortemente motivato a leggere
nel senso tradizionale del termine. A questo pubblico eterogeneo è importante
ribadire che nella lettura si può essere veramente liberi di scegliere e la
libertà di leggere è strettamente legata alla capacità di leggere.
Dunque, il nuovo mezzo rafforza l’antico, ma
naturalmente lo trasforma, scrive Walter J. Ong. I media devono avere, accanto
al libro e più in generale alla carta stampata, un loro ruolo; si tratta di stabilire
il rapporto tra civiltà tecnologica e civiltà tradizionale. Sarebbe auspicabile
una metodologia di tutti questi mezzi in un’ideale biblioteca, che favorisca
l’arricchimento e il contatto di contributi qualificanti e significanti. La
libreria aperta nel quartiere di Scampia a Napoli è un esempio di come la
competenza di lettura sia tuttora uno dei fondamenti di una scuola che è di
tutti e dev’essere per tutti, senza che questo significhi riduzioni e banalizzazioni.

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