di Rina Di Giorgio Cavaliere

L’umanità sconvolge l’equilibrio ecologico, specialmente aumentando di numero ed estendendo l’occupazione e lo sfruttamento dell’ambiente su gran parte del mondo, mentre al tempo stesso amplia la varietà delle sue richieste e l’impatto sui sistemi ecologici. Sebbene le maggiori possibilità di sopravvivenza umana siano un fatto positivo, diventano una conseguenza negativa quando alterano un sistema nel quale l’uomo è solo un dipendente, come lo sono gli altri elementi.
I fatti di questi giorni hanno portato la Sardegna all’attenzione di tutti i notiziari mediatici; nell’era della connettività globale commenti, notizie e interviste ci hanno informato sulle implicazioni e le relazioni esistenti tra gli eventi, evidenziando quanto l’ambiente sia una costruzione fragile, pericolosamente vulnerabile dalle manipolazioni operate dall’uomo.
Le immagini, pur confortate dal grande valore della solidarietà, ci hanno riportato a una terra ferita e a paesaggi desolati, certamente lontani dal patrimonio naturale e umano, nel quale sono rintracciabili suggestioni e testimonianze lontane nel tempo: i nuraghi (domos de janas), l’anfiteatro romano nei dintorni di Cagliari, i ruderi del ponte romano di Porto Torres, . . .
La sua storia millenaria parte dai Greci, che la chiamarono “Ichnusa” (un’orma umana) per l’approssimativo quadrilatero ristretto al centro di Oristano e di Orosei. L’isola, formata da rocce granitiche vulcaniche, battuta da forti venti di origine atlantica, al pari della Sicilia, è stata contesa fin dai tempi remoti dai popoli che si affacciavano sul bacino del Mediterraneo. Greci, Fenici, Cartaginesi, Romani, oltre a trovarvi minerali di rame, usufruirono di alcuni luoghi della costa come punto di approdo durante le lunghe navigazioni. In seguito comparvero Musulmani e barbari, poi Pisani e Genovesi. L’isola seguì le sorti dell’Italia meridionale e fu sotto il dominio aragonese, per passare, agli inizi del ‘700, ai Savoia, che ebbero il titolo di re di Sardegna, e al Regno d’Italia nel 1861.

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