di Rina Di Giorgio Cavaliere
La Pasqua di Gesù rappresenta il passaggio
dalla morte alla vita. Durante il percorso penitenziale di questa Settimana
Santa possiamo ricostruire le giornate conclusive della vita di Gesù, partendo
dall’ultima cena del giovedì fino alla deposizione del venerdì pomeriggio e,
volendo, attingere dalla ricchezza dei laudari, che emerge nel panorama della letteratura
religiosa duecentesca e del primo Trecento. La lauda, genere poetico più
significativo di questa età, consolida l’estremismo mistico e l’intenso fervore
penitenziale; il senso di una religiosità da vivere in fraternità di
moltitudini, da cui trarre forza per la salvezza personale.
Ci soffermiamo sulla lettura della lauda XCIII, il cosiddetto “Pianto
della Madonna” di Iacopone da Todi (n. 1230 o 1240 – m. 1306). Frate Minore,
uomo di cultura, nel suo “itinerarium ad Deum” assimila e sviluppa i grandi
temi del francescanesimo primitivo e degli Spirituali, vicino ai Disciplinati,
nell’accettare il loro modo di poetare. In questa lauda si trovano fusi ed
espressi tutti i motivi spirituali, le istanze ascetiche, i richiami al clima
morale dell’età e alle esigenze rinnovatrici; Maria vive indirettamente la
Passione del Figlio, tramite le parole del Nunzio e il feroce commento del
popolo. La presenza di Cristo, infatti, è tale soltanto alla fine; è una
presenza di poche parole, più sobria ed essenziale della roccia. Emergono temi
di grande attualità: l’inesorabilità dell’uomo che rifiuta la Redenzione; l’astratta
insensibilità del potere, il cieco furore del popolo.
Nel dialogo della Madonna con il
Figlio, il Dio-uomo risponde al dolore di Lei, affidandole Giovanni, il figlio
novello, simbolo di tutta l’umanità. Il testo poetico si presta egregiamente a
una molteplicità di approfondimenti, vettori di senso che più profondamente si
collegano all’oggi. Pensiamo all’atto di consacrazione della Russia e
dell’Ucraina al Cuore di Maria, pronunciato da papa Francesco il 25 marzo
scorso. La guerra continua a consegnarci immagini che, in molti modi, hanno a
che fare con accadimenti legati al tempo presente; sono tragicamente stridenti
e dolorosamente emblematiche. Da un lato l’accecamento della stereotipia
violenta e distruttiva. Dall’altro la
rappresentazione della spiritualità della Chiesa, che afferma il proprio
primato sul male contro ogni evidenza.
Per superare la sensazione di
inadeguatezza che spesso ci coglie nell’apprendere fatti di questa portata,
ancora una volta ci affidiamo alla narrazione evangelica, sottolineando il
vuoto espositivo che lascia completamente scoperta la Risurrezione, sulla quale
la comunità cristiana gioca la fede e la salvezza. Quando riflettiamo sulla
paura e sullo stupore delle donne e degli apostoli di fronte alle apparizioni
(Fil 2, 6-11), ci lasciamo guidare da Paolo che evidenzia come l’autore del
passaggio dalla morte di Gesù alla vita della Risurrezione sia Dio Padre. Egli
diventa garante della vita e della morte di Gesù, la sua vita e la sua morte
diventano strumento di salvezza per i credenti. La morte ha afferrato Madre e
Figlio, ma chi è stato apparentemente sconfitto esploderà subito dopo in una
luminosità di azzurra speranza.

|