di Rina Di Giorgio Cavaliere
Come non riflettere sulla realtà che stiamo vivendo:
un mondo sottoposto a forti tensioni generate dal conflitto in Ucraina e dalle
sanzioni economiche alla Russia, già adottate dall’Unione europea, USA e altri
Paesi. I dati riportati di seguito evidenziano la vastità dello Stato russo
(superficie 17.125.000 Kmq) rispetto a: Cina 9.597.000 Kmq, USA 9.834.000 Kmq,
Brasile 8.516.000 Kmq, India 3.287.000 Kmq, Italia 301.000 Kmq. Il sistema
economico europeo, costruito sull’uso dei prodotti petroliferi, si è indirizzato
verso le opportune trasformazioni o riconversioni, pur in un periodo storico
nel quale massimo è stato lo sforzo di creare strumenti istituzionali per un
equilibrato e pacifico governo del mondo.
La Commissione europea, infatti, ha elaborato
strategie atte a ridurre di 2/3 la dipendenza dal gas russo, importando da USA,
Canada, Argentina e indirizzandosi verso la diversificazione dei rifornimenti
con il primo accordo all’Ecofin su carbon tax alle frontiere. In merito
all’impatto della guerra, rilevante sull’economia, l’Adiconsum ha rilevato la
necessità di un mercato europeo comune per evitare i rincari, facendo
riferimento al recente vertice Ue di Versailles. La storia del carbon fossile
parte da molto lontano, era già noto per le sue proprietà combustibili in Cina
(Marco Polo ne parla nel “Milione”) e in altre parti del globo sin dal XIII
secolo. Nello straordinario susseguirsi di scoperte e invenzioni proprie del
passaggio tra il XVIII e il XIX secolo, ha favorito la nascita e lo sviluppo
della rivoluzione industriale e della sua civiltà. La ricchezza e il benessere
si sono concentrati in quei paesi che ne erano particolarmente ricchi, dapprima
Gran Bretagna e Germania, più tardi Francia, Belgio, Stati Uniti, Russia,
Polonia. Ha costituito una valida alternativa all’energia derivata dal
petrolio, se estratto con metodi razionali (non quello della combustione
diretta che produce inquinamento e basso rendimento) e utilizzato in maniera
ecologicamente più pulita, mediante processi di trasformazione chimica e
nobilitazione.
Apparteniamo alla minoranza dell’umanità con alti
livelli di benessere economico e coesione sociale, ma oggi dobbiamo fare i
conti con problemi importanti all’interno della nostra nazione, dinamiche
generali che mettono a dura prova il sistema Europa e riconoscere il sistema
mondo come insieme di molteplici connessioni, relazioni geo-economiche e
culturali, esperienze di civiltà. La crisi odierna segna la fine di un’epoca di
sviluppo, caratterizzata da un costo calmierato del petrolio e dei suoi
derivati usati nella petrolchimica; nel secondo dopoguerra il loro impiego è
stato tale da invadere ogni angolo della nostra vita. In quel periodo il nostro
Paese era il secondo produttore mondiale di canapa, dopo la Russia, e primo per
qualità nel mondo, ma l’introduzione di fibre sintetiche, i costi di produzione
aumentati e una legislazione proibizionista ne hanno cancellato la
coltivazione. Nei prodotti di gomma è stato utilizzato soltanto il 40% di
lattice naturale, mentre il 60% era sintetico; nella produzione di fibre
tessili il 50% è stato ricavato da fibre naturali e il restante da quelle
artificiali o sintetiche. Notevoli quantità di derivati del petrolio, poi, sono
state impiegate nella preparazioni di fertilizzanti, antiparassitari,
insetticidi, solventi industriali e molti altri prodotti. In Italia il Parco
nazionale della Val d’Agri e Lagonogrese, parliamo degli anni Novanta, oltre ad
essere la cerniera di collegamento fra i maggiori parchi del Meridione, è stato
interessato da massicci interventi di ricerca e coltivazione di pozzi
petroliferi.
Per lunghi anni l’industrializzazione è stata
considerata sia dai sistemi ad economia capitalistica che collettivistica come
l’unica via possibile allo sviluppo e alla crescita della ricchezza. La
questione ambientale, il problema dell’esaurimento delle risorse e l’impatto
sociale spesso drammatico dell’industrialismo hanno messo in crisi questa
fiducia e auspicato la possibilità, avvertita da tutti, di puntare su altre
fonti energetiche rinnovabili come quelle geotermiche. Rappresentano una
validissima alternativa alle tradizionali per il basso costo, perché il vapore
endogeno non presenta problemi d’inquinamento e per le considerevoli riserve che
il sottosuolo terrestre ancora racchiude. Una enorme riserva di energia che si
manifesta in fenomeni vulcanici, sorgenti di acqua calda, in particolare vapore
acqueo sotto pressione. Negli anni Ottanta l’Italia era al primo posto; la
produzione di energia elettrica geotermica, nella zona di Larderello e Monte
Amiata in Toscana, era di 2,5 miliardi di Kwh, pari al 2,5% dell’intera
produzione elettrica Enel. L’energia da sempre ha costituito un fattore
essenziale nel progresso umano e nel miglioramento del benessere sociale, ma
l’utilizzo non è uniforme su tutto il pianeta; a fronte di un quinto della
popolazione mondiale che consuma oltre l’80% del totale, esistono Paesi in via
di sviluppo che hanno un consumo energetico pro capite inferiore. Da rilevare l’iniziativa
di sensibilizzazione al risparmio energetico “M’illumino di meno”, campagna
annuale promossa nel 2005 dal programma radiofonico “Caterpillar” di Rai Radio
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