di Rina Di Giorgio Cavaliere
Non possiamo sottovalutare gli elementi di costume che le festività
natalizie comportano e soprattutto non scoprirvi i valori umano-cristiani che
sottintendono e testimoniano. Nel contempo è quanto mai opportuno soffermarci
su come viene percepito e vissuto questo periodo particolarmente condizionato
nel settore economico a causa della pandemia in corso: forte calo dei consumi e
insicurezza. Vi è stata una modifica agli acquisti in termini di quantità e di
genere, essendosi spostati sui prodotti agroalimentari e di prima necessità,
mentre rispetto agli anni precedenti hanno registrato un sensibile aumento le
transazioni con bancomat e carte di credito per effetto dell’operazione
cashback e per evitare il contagio.
La notizia della riapertura delle botteghe artigiane in via San Gregorio
Armeno, la strada dei presepi di Napoli ha riportato nella sua tradizione
questo Natale 2020. Nella storia del presepe a Napoli (è del 1025 il
primo riferimento documentato) dobbiamo ricordare San Gaetano Thiene, compatrono
della città accanto a San Gennaro, che nel 1534 nella chiesa della Stelletta
vicino all’Ospedale degli Incurabili dispose nel presepe i personaggi vestiti secondo
l’usanza napoletana del momento. Presenta altri elementi unici a cominciare
dalla Natività spesso ambientata in ruderi della romanità per attestare la
disfatta del paganesimo e la fontana, simbolo della purificazione, prima di
giungere alla contemplazione del Divino. Gli artigiani artisti, nell’articolarsi
delle scene e nella moltitudine dei protagonisti, adeguano continuamente la
rappresentazione con personalità tratte dalla vita culturale, politica e
sportiva; quest’anno la statuina di Diego Armando Maradona è la più richiesta,
dopo la scomparsa del grande calciatore.
Il mese di dicembre ha avuto sempre la sua tipica colorazione, tutto
orientato e incentrato sui simboli del Natale. Venerdì 11 in piazza San Pietro si
è svolta la cerimonia d’inaugurazione del presepe monumentale in ceramica,
(dono della località abruzzese di Castelli e della Diocesi di Atri -Teramo),
con l’illuminazione dell’imponente albero di Natale giunto dalla Slovenia e della
figura della Sacra Famiglia rappresentata nella scultura Angels Unawares. Il presepe, fin dai primi secoli dell’era cristiana, ha
rappresentato la nascita di Gesù, in cui si realizzano le profezie, evento
centrale della fede cristiana e della redenzione del genere umano. In origine è
stata raffigurata attraverso affreschi, bassorilievi e incisioni, sarcofaghi e
formelle inseriti in edifici del culto. Dall’alto Medioevo nelle chiese e nelle
confraternite è stata narrata sotto forma di sacre rappresentazioni sui vari
episodi della Natività: l’Annuncio ai pastori, l’Adorazione del Bambino,
l’arrivo dei Magi.
Sappiamo che il presepe come culto, giunto sino a noi,
risale al 1223, allorquando San Francesco d’Assisi a Greccio mise in una vera
mangiatoia un bimbo nato da poco, presentandolo ai fedeli perché lo adorassero.
Di fronte all’evoluzione del mondo, la Domenica della gioia ha ricordato a
tutti i credenti che la storia della Salvezza è attuale. Gli uomini di oggi,
come quelli di ieri, attendono il Messia, il Salvatore. La realtà
dell’Incarnazione del Figlio di Dio, che assume nella sua completezza e
integralità l’umanità, può adeguatamente far comprendere il significato e la
realtà dell’uomo anche nell’Anno Domini 2020.

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