di Rosa D'Amato
“La sentenza di oggi della Corte di giustizia dell’Unione
europea, che ha ritenuto legittima la richiesta dell’australiana Global
Petroleum di ottenere quattro permessi di ricerca di idrocarburi in aree
contigue localizzate nel mare Adriatico, al largo della costa pugliese, non è
certo una buona notizia. Ma non si può scaricare il barile sulla giustizia Ue.
Il problema qui è come si tradurrà nei fatti il Pitesai, il Piano per la
transizione energetica sostenibile delle aree idonee. Le ricerche della Global
Petroleum, ricordo, vengono condotte con la tecnica dell’Air-Gun, che
rappresenta un gravissimo rischio per la biodiversità marina. E se verranno
effettuate, riguarderanno un’area di quasi 3000 km quadrati. Sono queste le
‘trivelle sostenibili’ che hanno in mente il governo, i partiti di maggioranza
e il ministro Roberto Cingolani? Ricordo che la stessa sentenza della Corte Ue
fissa un limite alle concessioni, avvertendo che ‘nell’ambito della valutazione
dell’impatto ambientale, occorre tenere conto dell’effetto cumulativo dei
progetti che possono avere un impatto notevole sull’ambiente presentati da tale
operatore nelle sue domande di autorizzazione alla ricerca di idrocarburi’. In
sostanza, anche se le singole richieste di Global Petroleum sono legittime in
base alle norme Ue sugli appalti, non è detto che esse lo siano per l’ambiente,
tanto più se si considera l'impatto complessivo di queste attività. Sappiamo
che con il governo Renzi fu rilasciata la VIA, ma il governo può e deve fermare
lo stesso il progetto tenendo in considerazione quell'effetto
"cumulativo" di cui parla la Corte Ue. Il ministro Cingolani lo
faccia, perché di mezzo c’è il futuro di un pezzo importante del mare
Mediterraneo, che è un bene di tutti, non solo della Puglia”. Lo dice l’eurodeputata
dei Greens, Rosa D’Amato.

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