di Emy Dell'Aquila
Cari amici e amiche
prosegue il viaggio
nella rabdomanzia. Alcuni studiosi ritengono che i rabdomanti usino poteri
medianici per “vedere” ciò che c’è sotto terra. Questa opinione si basa sul
fatto che molti rabdomanti lavorano solo su mappe. Secondo altri, la
rabdomanzia è la capacità del corpo di rispondere ai piccolissimi impulsi
elettrici emessi dall’acqua o dall’oggetto ricercato. Se un rabdomante cammina
sopra l’acqua, percepisce il campo elettrico che la circonda e i suoi muscoli
si contraggono quel tanto da far muovere il ramo di nocciolo o il pendolino.
Ciò però non spiega il successo dei rabdomanti che lavorano sulle mappe o il
fatto che,come rabdomanti, i bambini sono migliori degli adulti. Alcuni
rabdomanti lavorano solo con le mani. Per fare ciò occorre molta pratica,
perché distinguere il movimento delle mani è molto più difficile che osservare
il ramo di nocciolo e il pendolino. In alcune comunità tribali, gli stregoni
sono chiamati trema-mani, perché usano il movimento delle mani invece della
verga o del pendolino per scoprire i criminali o gli oggetti smarriti,
identificare la causa di una malattia o predire il futuro. I rabdomanti degli
indiani Navajos, in America, si mettevano del polline sulle mani e andavano in
trance prima di cominciare il loro lavoro. Uno dei più importanti parapsicologi
del secolo scorso è stato Tom Lethbridge, che viveva in Cornovaglia. La maggior
parte delle sue idee sulla rabdomanzia si basava su esperienze personali. La
più impressionante si verificò in Cornovaglia, al cerchio megalitico di Merry
Maidens. Mentre teneva il pendolino sopra una pietra, la toccò con l’altra
mano. Nel momento in cui il pendolino ruotò, egli sentì una scossa elettrica
attraverso tutto il corpo. La scossa si fece sempre più forte, tuttavia
Lethbridge riuscì a continuare l’esperimento. Questo fatto lo portò a credere
che, in determinati momenti, una forza provenga dagli antichi megaliti. Egli
credeva inoltre che la rabdomanzia fosse la reazione del corpo alle forze che
provengono dalla terra. Lethbridge studiò anche l’uso del pendolino. Scoprì
che, alternando la lunghezza del filo a seconda ciò che stava cercando, il
pendolino poteva essere usato per trovare qualsiasi cosa, purchè si conoscesse
la lunghezza, o “indice”, adatti. Anche le emozioni, quali felicità e rabbia,
rispondevano a una certa lunghezza del filo del pendolino.
Emy Dell’Aquila

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