di Giusy Carbonaro
Il giardino perduto
Elizabeth von Arnim
Carissimi,
questo racconto è delizioso. La storia che viene narrata avrebbe potuto prendere
facilmente la piega della nostalgia, invece ogni malinconia scivola lieve nelle
pieghe del narrato. Il racconto a carattere
biografico, narra di Elizabeth, che sposato il conte von Armin si stabilisce prima
a Berlino e successivamente in una tenuta in Pomerania, dove mette al mondo i
suoi figli. Ma il matrimonio finisce a causa delle intemperanze del conte e
Elizabeth si vide costretta a tornare a Londra, città della sua giovinezza. La
nostalgia per la terra che l’aveva ospitata nei giorni felici la ispira a
scrivere “Il giardino perduto”, dove con semplicità descrive l’incanto del
Giardino e ricrea così un equilibrio di
cui ha bisogno. In quella natura tanto amata avvolta nella leggera nebbia dei
ricordi, Elizabeth ritrova le persone importanti della sua vita; l’istitutrice,
il padre, il nonno e una folletta che porta il suo stesso nome, che lei identifica
come guida spirituale nel percorso esplorativo della sua anima. La piccola
Elizabeth si rivela essere come lei, in fuga da convenzioni e regole da
rispettare e trova pace solo nel tempo sospeso di quel Giardino. L’autrice a tratti
alleggerisce il racconto prendendosi affettuosamente in giro tramite il suo doppio. E tra “luminose
speranze e cespugli di ribes” qualcosa accadrà, non
all’esterno, avventura di breve durata, ma
interiormente dove con la consapevolezza della pura serenità, Elizabeth guarderà fiduciosa al domani.

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